I RACCONTI DEL CALENDARIO - febbraio
- Ho una sorta di amore, verso il
peso di certi ricordi – disse Elizabeth, lo sguardo perso oltre i vetri della
finestra della cucina. La pioggia leggera di inizio febbraio bagnava dolcemente
l’erba del giardino, le piante, i giochi dei ragazzi abbandonati sul vialetto.
- Quali ricordi ti pesano? – chiese
Yusef, sorseggiando il tè.
- Lo sai.
- Stai pensando ai nostri figli.
- Sto pensando a Ismail e Layla, sì.
Ogni volta che si avvicina il compleanno di uno di loro, penso che … un giorno,
quando saranno maggiorenni … dovremo dirglielo.
- Ci penseremo allora, non adesso.
- Come glielo diremo?
- Lo sapremo in quel momento.
Yusef ed Elizabeth si erano conosciuti lavorando per un’associazione di volontariato che aiutava le persone in difficoltà, i migranti, i poveri. Sull’isola di G. arrivavano spesso gli “indesiderati” degli altri Paesi europei. Perché loro sapevano come aiutarli, o almeno ci provavano. Gli altri preferivano farci sopra becere campagne elettorali e scaricarli poi al loro destino. Sull’isola di G. no… non funzionava così. Tutti dovevano avere dei diritti, lì da loro.
Yusef era nato e cresciuto su
quell’isola felice. Elizabeth – che era inglese – ci era arrivata, insieme a
una ONG, quando era ancora una studentessa di Medicina. Dovevano collaborare
pochi mesi, invece erano diventati una cosa sola. Inseparabili.
Avevano avuto due figli insieme, i
gemelli Lucy e Ludovico. Altri due bambini li avevano adottati.
- Hai detto, però, che “hai una sorta di amore” verso questi ricordi – disse Yusef.
- Sì, è vero. Perché, anche se sono
dolorosi, ci hanno comunque regalato i nostri bambini.
- Ismail lo abbiamo visto nascere …
- E chi se lo scorda?
Ismail era nato con un parto cesareo, in fretta e furia. Perché la sua mamma biologica stava per morire e non avrebbe potuto portare a termine la gravidanza. Chissà chi era, quella giovane donna nordafricana rimasta schiacciata e soffocata nella stiva di un barcone alla deriva, in mezzo ad altre centinaia di disperati? Nessuno la conosceva. Era incinta e sola. Ed era in coma, quando era stata soccorsa. Scappava da qualcosa? Doveva raggiungere il marito? Era stata abusata durante la prigionia? Non avrebbero mai avuto risposte a quelle domande. Era morta pochi giorni dopo il parto. E quel bimbo minuscolo e indifeso era rimasto senza nessuno al mondo. Yusef ed Elizabeth non ci avevano pensato su due volte: lo avevano adottato subito.
- E Lalli? – Elizabeth sorrise dolcemente, scambiando uno sguardo col marito. Yusef annuì.
- Lalli non era proprio prevista.
Quando è arrivata, la nostra famiglia era già al completo. Chi ci costringeva a
prenderla con noi?
- Nessuno. Ma era inevitabile.
Lalli … Layla … arrivata insieme a un carico umano direttamente dal centro Africa. Aveva due anni e viaggiava insieme a una donna a cui era stata affidata, ma che non era nemmeno sua parente. Forse la sua famiglia l’aveva rifiutata, o venduta, perché era praticamente cieca … e non la voleva nessuno. Per sua fortuna, là sull’isola di G., c’erano diverse eccellenze mediche nel campo dell’oculistica. Elizabeth lavorava proprio in uno di questi ospedali. Dopo l’intervento che le aveva salvato gli occhi, la bimba era rimasta ad affrontare la lunga convalescenza … e Elizabeth e suo marito si erano occupati di lei. Doveva rimanere con loro solo poche settimane. Invece …
- Come si sopravvive a tanta disperazione? – si domandò Elizabeth.
- Con la vita. Non c’è altro modo. Le
loro madri, in un modo o nell’altro, hanno permesso loro di avere una vita. Ti
pare poco? – rispose Yusef.
- Ma a quale prezzo?
- All’unico prezzo che ogni madre è
disposta a pagare per un figlio. Lo sai meglio di me, no?
Lei annuì. Poi chinò il capo e cercò
la spalla di lui. Yusef la strinse in un abbraccio.
- Non sarà difficile raccontare loro
queste storie, tranquilla. Lo faremo insieme. Siamo una bella squadra. Noi ci
vogliamo bene… e sappiamo perché.
- Perché ci unisce tanta vita.
- Perché ci unisce tanta vita.
Esatto. E con la forza di questa vita daremo a questi figli adottati la spinta
per affrontare anche il loro difficile passato.
- Ti amo, Yusef.
- Ti amo, Liz.
(LIBERAMENTE TRATTO DA "Storie dell'Isola di G" di Gr.Musumeci)
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