RACCONTI 2 - L'isola dove si impara a fermare le guerre

 


(ITALIAN ONLY)


Il lavoro giornalistico non mancava. Un giorno, Julian Donadl raccontava sul registratore delle quattro province dell’isola di G. , chiamate semplicemente “Città”, e dei loro capoluoghi: la grande e dinamica capitale Ualmedina, l’incantevole Porto San James, Akdara … la città degli artisti, degli intellettuali e dei boschi, e infine la piccola ma romantica Guardiana. 

Poi, su un altro quaderno, scriveva appunti su Yusef ed Elizabeth Lauria e sulla loro incredibile famiglia colorata: i loro due gemelli e i due bambini adottati. 

Il giorno seguente registrava informazioni sul sistema politico di G - un’unica camera popolare, il Gran Consiglio, con pochissimi deputati scelti dai cittadini, che aveva sia il potere legislativo che quello esecutivo e che eleggeva il capo di stato, il Primus, in carica per cinque anni. La parte più folle, ma anche più bella, di quel sistema amministrativo era che il capo della maggioranza e quello della minoranza erano entrambi ufficialmente “capi del governo” ed erano costretti a lavorare insieme, integrando le loro diverse vedute per il bene dell’isola! 

E ancora, magari, quarantott’ore dopo, sul quaderno degli appunti, avrebbe scritto che anche il padre di Yusef era stato candidato a Primus, molti anni prima, perché bastava essere solo stimati e saggi, e attivi nel sociale, per poter arrivare in parlamento … e al primo posto del potere. E quando la carriera politica finiva, finiva e basta. Niente privilegi né stipendi stratosferici, appena un piccolo aumento meritato aggiunto alla pensione. Julian Donald si sentiva come risucchiato in un vortice e proiettato in una realtà parallela. Eppure sapeva che l’Inghilterra … l’Europa, l’Africa … erano lì, a poche ore di aereo! Ma vivendo e respirando la vita di G il resto del mondo, là fuori, sembrava lontanissimo. E anche “strano”, quasi sbagliato! 

La verità, si diceva ormai sempre più spesso, era che a lui quell’isola piaceva. Gli piaceva molto. Gli piaceva quel suo essere aperta a tutte le culture e a tutte le religioni, al punto da ospitare chiese, moschee, sinagoghe … ma anche i cosiddetti “Templi Interreligiosi” aperti a qualsiasi culto minore. Il calendario festivo e le vacanze scolastiche non si basavano su eventi o cerimonie religiosi - i giorni festivi della settimana erano sabato e domenica ma solo per comodità sociale, non per motivi di fede - anche se tutti potevano chiedere e ottenere permessi per celebrare il Natale, Annukah o il Ramadan con le proprie comunità. Gli piaceva che le feste nazionali (la Festa del Primus, a gennaio; la Festa di Primavera, a inizio maggio; la Festa dell’Indipendenza, il 3 novembre; le Vacanze d’Inverno, a fine dicembre) fossero tutte laiche e libere da condizionamenti di culto! Gli piaceva che ci fossero delle vere e proprie “scuole di diplomazia” … anche se non aveva ben capito come funzionasse questa cosa, che la gente lì chiamava Formazione alla Difesa. Lo avrebbe chiesto a Elizabeth. O meglio ancora a suo marito, Yusef. Perché, anche se era presto per ammetterlo con certezza, quell’uomo gli piaceva. Sentiva che potevano diventare ottimi amici. 

Yusef Lauria non parlava molto. Quando lo faceva diceva cose sensate, dirette, giuste. Rifletteva prima di esprimersi. Dominava gli istinti immediati. Per questo, inizialmente, sembrava freddo e distaccato. Ma bastava osservarlo giocare con i figli, o abbracciare la moglie, o lavorare alle sue opere d’arte, per vedere il suo viso cambiare e la luce inondare i suoi occhi castani di un calore emozionante. Julian Donald aveva capito che Yusef si scioglieva moltissimo quando camminava immerso nella natura. Soprattutto quando scalava quel vulcano che amava tanto e che gli forniva materiali pregiati per i suoi lavori di scultura. Per questo, anche se lui non era affatto un tipo sportivo, pur di ascoltarlo lo seguiva tra boschi, letti di torrenti, crateri spenti e fumarole attive in quell’angolo di paesaggio incontaminato che era la provincia della Città di Akdara. 
- Questo è Parco Nazionale, lo sai, no? – diceva Yusef, affrontando una serie di rocce di lava con grandi salti, nonostante lo zaino pesante in spalla. Parlava un buon inglese, forse grazie alla moglie britannica o forse perché le sue originali opere d’arte erano molto richieste all’estero, anche se lui non si vantava mai di questo. 
- No, non lo sapevo … – replicò Julian, affaticato e rosso in faccia, cercando di non perdere il ritmo del passo. 
- L’isola è piccola. Non possiamo permetterci grandi aree protette. Ma il vulcano è terra disabitata … quindi è diventato automaticamente una riserva naturale. 
- E i boschi che circondano la tua città, Akdara? Non sono parco protetto, quelli? – domandò, curioso. 
- Be’, no. Perché dovrebbero? – rispose Yusef, con una scrollata di spalle – Chi è il pazzo che danneggerebbe un polmone verde come quello su un’isola piccola come questa? 
Al giornalista inglese scappò una risatina. Il mondo era pieno di quel genere di “pazzi” … ma a G certi crimini era difficile perfino immaginarli! - Eppure esiste gente così – disse, con il fiatone. Yusef gli lanciò un’occhiata veloce, oltre la spalla, quindi scosse il capo. - Qui gli finirebbe molto male. 
- Vedi … è questo che mi stupisce, della vostra isola. Più dei panorami bellissimi – Julian - Mi stupisce che qui … a G … sembrate tutti così saggi e onesti. È come se il crimine non esistesse. I vostri poliziotti credo muoiano di noia! – 
(....) - Spiegami meglio - aggiunse poco dopo - cos’è questa “Formazione” che fate tutti, qui sull'isola ? 
- Be’ … – Yusef si mise a giocherellare con alcuni fili d’erba – Si tratta proprio di questo. Di un periodo di formazione. Formazione alla Difesa. 
- Cioè? Una specie di servizio militare? 
- Sì … e no. In pratica, tra i venti e i trent’anni di età, tutti i giovani di G, maschi e femmine, sono obbligati a seguire due settimane di formazione ogni sei mesi. Quattro, in totale, durante l’anno. In queste settimane vengono preparati sia alla difesa militare … vere e proprie esercitazioni con armi e strategie dell’esercito … sia al pensiero diplomatico. 
- Una … scuola di diplomazia? 
- Sì. Perché, capisci, sapersi difendere con la forza è sempre utile. Ma sarebbe meglio risolvere i problemi con il dialogo. I nostri cittadini devono saper fare tutte e due cose … preferibilmente scegliendo sempre la diplomazia invece che i fucili!  
- Fantastica, questa cosa!

(tratto da STORIE DELL'ISOLA DI G******  ---copyright G.Musumeci 2023)

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