I RACCONTI DEL CALENDARIO - giugno
ITALIAN ONLY ---------------------
-Aspettami! Oh!
-Corri!
-Aspetta, ho detto!
-Corri al mare! Fai presto, se no il mare scappa!
-Che cavolate vai dicendo ….? Layla, ferma!
Niente, quella corre! E corre veloce! Non posso farmi battere da questo pulcino tredicenne! Aumento la velocità, le sono quasi addosso … ma mi frega l’imbocco della scaletta di pietra che scende giù in spiaggia perché io vado giù per i gradini mentre lei, agilissima, salta sul muretto e vola dall’altra parte atterrando sulla sabbia.
-Nooo!
Salto giù anche io. Per poco non mi ammazzo! Lei corre e corre e corre verso la grande distesa blu, appena increspata dalle onde del maestrale.
La Baia Alshams (che significa “Baia del Sole” in arabo) è una enorme mezzaluna dorata che copre tutta la costa orientale della nostra isola. Ufficialmente il suo territorio è suddiviso tra tutte e tre le province principali – quella di Porto San James, quella di Akdara e quella della Città Capitale – ma di fatto è un panorama unico, ampio come l’abbraccio di una madre, senza confini. L’unica linea ferroviaria dell’isola, la Tramvia del Sole, permette a due simpatici tram colorati di andare e venire da un punto all’altro della baia, trasportando turisti e pendolari. E se all’estremità meridionale dominano gli scogli e i ciottoli, man mano che si va verso nord la spiaggia si apre in una distesa di sabbia fine.
Mentre corro e perdo fiato sempre più, pensando a tutte queste cose, mi domando se mia sorella abbia davvero intenzione di fare tutto il percorso completo … arrivando fino alla nostra città capitale!
La vedo, tutto a un tratto, deviare verso il mare.
Pochi passi, quasi saltando, ed ecco che entra in acqua vestita!
-Ma sei mattaaa?!
Urlo, girando verso la stessa direzione. Quando la raggiungo, sfinita, mi accorgo che non si è tuffata del tutto. Ma si è fermata in un punto in cui le onde le schiaffeggiano le ginocchia. E addio jeans rosa!
-L’ho preso! L’ho preso! Ho preso il mare prima che scappasse! – grida felice, colpendo l’acqua con le mani e schizzando dappertutto.
Ovviamente schizza anche me, là sulla battigia. Vorrei prenderla a parolacce, ma mi scappa da ridere. E poi crollo sulla sabbia umida, stanca morta. Lei mi raggiunge poco dopo, si siede e termina di rovinare i jeans infangandosi tutta.
La osservo. Il sole gioca sulla pelle nera del suo visino vivace, brilla dentro i suoi occhi scurissimi… non riesce invece a trapassare quegli ispidi capelli ricci africani.
Io invece … pallida, latticina, rossa di capelli … mi sto bruciando ogni minuto che passa. Lo so, lo sento. Siamo nemici giurati, io e il sole. Solo Layla può costringermi a fare queste gite folli a certi orari folli.
-Non lo hai acchiappato, tu, il mare – mi dice, appena riesce a riprendere fiato.
-Nessuno può “acchiappare” il mare … che dici?
-Oh, Lucy, ti devo proprio insegnare tutto!
-Senti, nanetta, la sorella grande sono io.
-Sì, grande! Sedici anni e niente sale in zucca!
-Parli come mamma e papà.
-E tu ti comporti come dovrei comportarmi io.
Ci viene da ridere. Questi discorsi sono assurdi. E menomale che non ci sono i nostri fratelli …! I maschi calcherebbero la mano portando tutto a livelli di offesa o di lite. Tra sorelle i ritmi sono diversi e i toni anche.
-Lo abbiamo capito tutti che ti piace Niko – dice all’improvviso quella sfacciata di Layla. Mi mordo il labbro … ma forte!
-Lo so, ti stai chiedendo come ho fatto a capirlo pure io che sono “piccola” – scuote la testa riccia – è perché da un po’ non sei più la solita Lucy.
-Cioè?
-Cioè … sei calma e ragioni!
-Ah grazie !! Che bel complimento al contrario! – dico, fingendomi offesa. Lei ride e getta la testa indietro. Il sole crea una scia marrone-rossiccia lungo la sua gola.
-Non volevo che si vedesse questa cosa … cioè che a lui ci tengo. – dico, a mezza voce, un attimo dopo.
-Perché no? A noi piace Niko.
-Lo conosco da una vita. Non so ancora se mi piace tanto “in quel senso” o se sono solo molto affezionata perché è un amico.
-Vedi di capirlo in fretta, allora. Altrimenti il mare scappa.
Le mollo una sberla sui capelli (talmente folti che nemmeno la sente!)
-La smetti con sto “mare che scappa”? Ma che è? Un nuovo gergo di voi bambini?
Layla sospira e mette su quella faccia aliena… quando sembra mille volte più matura dei suoi tredici anni! Si mette a fissare l’orizzonte e, dopo un tempo lunghissimo, dice:
-Significa che devi fermare qualcosa che è più grande di te, prima che ti travolga o che ti abbandoni. E magari trasformarlo in quello che vuoi. Come te lo spiego…?
Agita le mani per aria.
-Quando mamma e papà mi hanno adottata … ecco… loro in quel momento hanno fermato il mare prima che scappasse. Quando quella barca alla deriva -su cui mi avevano messa i miei veri genitori, in Africa- ha incontrato il peschereccio, quel peschereccio ha fermato il mare che scappava.
-Come dire … cambiare la sorte?
-Ecco, quello!
Scende un silenzio dolce, lungo e gradevole. Non so quanto dura. So che in quei minuti l’unico che parla è il mare, lì davanti a noi.
-Sei sicura di avere solo tredici anni, tu? – domando appena decido di dar di nuovo fiato alla bocca.
Layla scoppia a ridere e annuisce più volte, convinta.
Io penso … boh, chissà! Chissà quanti anni ha veramente? In fondo quando sbarcò sull’isola, minuscola e malata, affidata a degli sconosciuti per il viaggio della speranza, aveva un anno, forse due. Due e mezzo? Nessuno sapeva dirlo.
Chissà come ci si sente a non avere delle vere radici? A non conoscere nulla di se stessi se non una data di sbarco… che segna il tuo compleanno improvvisato e il momento in cui la tua vita cambia.
Il momento in cui hai fermato il mare!
Il maestrale ci sorprende con un mulinello di sabbia. I granelli impazziti ci travolgono. Noi ci abbracciamo e ridiamo. Annuso il profumo del collo esile di mia sorella. E penso che domani correrò al mare con Niko.
Prima che scappi.
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