RACCONTI 5 - La città del vulcano
La
prima scossa lo aveva svegliato alle 5:48 del mattino. Lo spavento era stato
tanto ma era comunque riuscito a riaddormentarsi un’ora dopo. La seconda scossa
… anzi, la serie di scosse che lo aveva colto di sorpresa nella tarda mattinata
lo aveva turbato parecchio. Per calmare i nervi, il giornalista era uscito a fare una
passeggiata e aveva scambiato qualche parola con i clienti di un bar e con
alcune persone in fila alla posta. Nessuno sembrava preoccupato.
-
È soltanto il Proprietario! – dicevano tutti, sorridendo pacifici.
-
Il fatto è che oggi è arrabbiato – disse Layla, sistemandosi il fermaglio viola
tra i folti e ispidi capelli neri.
-
Chi ? – domandò Julian, divertito.
-
Il Gebel al Nur … il vulcano … . Non devi avere paura.
-
Chi ti ha detto che ho paura?
-
Prima, con papà e mamma, hai parlato sempre e solo dei terremoti. Non devi
essere spaventato … è normale. Poi si calma e passa tutto.
-
Ah! – Julian rise e scosse il capo – Ma … si calma-calma, oppure si
calma-esplode?
- Ecco – iniziò la bimba, indicando un grande arco di pietra a sesto acuto decorato da splendidi mosaici e circondato da un piccolo parco rotondo; una via pedonale in mattonelle di lava tagliava a metà il giardino fiorito – Stiamo passando sotto Porta Mdina. Questa è l’unica porta araba rimasta in piedi delle quattro che c’erano … ed è antichissima! Vedi la data? Undicesimo secolo! In quel tempo gli “sceicchi”, cioè dei ricconi che abitavano a Ualmedina … quando ancora si chiamava solo Medina … decisero di scappare per mettere al sicuro i loro tesori. Siccome c’era sempre qualche esercito cristiano che arrivava dal mare e attaccava, loro volevano proteggere le ricchezze di famiglia nascondendole nel cuore dell’isola. E poi, ovviamente, per stare vicino a questi tesori si trasferirono anche loro qui. Così è nata Akdara … che significa “città verde”, dato che è circondata dai boschi. Era la città dei ricchi, insomma! Per questo è ancora oggi la più bella di tutta G. !
Julian sorrise ammirando le scintille di orgoglio negli occhi di Layla. Lei si sistemò meglio gli occhiali sul nasino e continuò a indicare altri palazzi e monumenti:
- Quella è la Vecchia Moschea, che oggi è un museo. Insieme alla Porta Mdina e al Palazzo di Suleiman che vedi là sotto fa parte di quei pochi monumenti arabi che si sono salvati dal grande terremoto. Ecco … adesso non ti terrorizzare, ma io devo dirtele queste cose! Perché devi capire come mai la maggior parte del centro storico di Akdara è formato da palazzi dell’Ottocento. Nel 1831 c’è stato un grosso terremoto qui, che ha distrutto mezza città. Tanti morti … proprio una cosa triste! Dopo quel terremoto tutto è stato ricostruito con lo stile di quel tempo là. Che era uno stile un po’ più italiano … siciliano …europeo, insomma! Per questo sembra più nuovo … capisci?
-
Oh sì, sì …
- Ci sono stati altri terremoti, poi, ma a un certo punto la gente ha cominciato a costruire anti-si-smi-co e da allora puoi dormire sonni tranquilli. Qui non crolla più niente!
-
Perfetto!
- Da quella parte vedi la cupola del Museo Naturale. Proprio accanto c’è l’Istituto di Geologia e Vulcanologia. È molto interessante, lo devi visitare! Ma non oggi che non abbiamo tempo … . Scendendo di qua si arriva a Piazza Vulcano, che si chiama così perché è super panoramica e si vede il Gebel al Nur come se potessi toccarlo!! Lì vedremo la cattedrale cattolica, Santa Barbara, la sinagoga degli ebrei e il Gran Teatro … . Akdara ha pure una moschea moderna. Vedi là, quella torre? Si chiama mi-na-re-to! Di fronte c’è il Tempio Interreligioso … dove possono celebrare tutti quelli che non hanno una chiesa. E poi, da questa parte … .
Prima della merenda a base di cioccolata, nel pomeriggio invernale che si tingeva sempre più dei colori rossi del cielo al tramonto, Layla mostrò a Julian Donald percorsi lastricati decorati con maioliche raffinatissime, parchi fitti come foreste, statue ricavate da massi di lava, terrazze belvedere che si affacciavano sui campi coltivati della fertilissima provincia di Città Akdara (“e quando è limpido si vede fino alla capitale e al mare!” gli anticipò la bambina). Akdara era una città tranquilla, colta, elegante, impegnata, affascinante in molti aspetti. E Julian sperò veramente di trovare una casa lì. Ma la caccia era ancora all’inizio.
(tratto da "STORIE DELL'ISOLA DI G." copyright Grazia Musumeci - 2023)
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