I RACCONTI DEL CALENDARIO - luglio
Il mare, pure
se mosso, non viene mai mosso.
È una cosa strana da pensare,
soprattutto se sei un appassionato di fotografia con alle spalle già tre mostre
dedicate al mare. Eppure io lo penso ogni volta che scatto. E non è una
questione di sfocatura… oggi ci sono mille modi per evitare il “mosso” …è solo
che il mare, ecco, è sempre perfetto. Anche quando non dovrebbe esserlo. Non
c’è niente come il mare. Punto.
Ed ecco perché
appena pensi che …
EHI!
Che fa questo,
mi passa davanti all’obiettivo? Anzi, è una “questa”.
Ecco che si
tuffa. Non potevi aspettare? Non potevi chiedere, prima di “sbombarmi” la foto
così? Adesso devo rifarla.
E be’? Che c’è?
Come mai non
riemerge?
Ma … dov’è?
-EHI, TU!
Chiamo … ma chi
chiamo? Oddio, devo correre! Questa si annega!
Mi tolgo solo
le scarpe, mollo la fotocamera sulla sabbia, mi getto in acqua vestito, nuoto,
annaspo, nuoto ancora, mi immergo … e me la trovo quasi davanti, così
improvvisa che mi spaventa. Bellissima, tranquilla, sorridente, gli occhi ben
aperti nell’acqua salata.
L’afferro per
un braccio e la strattono, la costringo a riemergere con me. Io tossisco
furiosamente, lei prende un bel respiro e si passa soltanto una mano tra i
lunghi capelli neri, bagnati. La trascino fin dove si tocca e ci alziamo in
piedi, il mare alle ginocchia.
-Ma che stavi
facendo? Oh! – esplodo, seccato. Lei tranquillissima prende la gonna
appesantita con entrambe le mani e la strizza. Si stringe nelle spalle e
sorride.
-Mi hai
spaventato … credevo ti fossi suicidata!
-Perché avrei
dovuto? – replica, accigliandosi appena.
-Che ne so … io
… boh!
-Tu non ami il
mare, eh?
-Cosa?! – eh no
questa non me la doveva dire! Mi volto ed esco dall’acqua a grandi passi.
Inizio a camminare sulla sabbia, cercando di asciugarmi al sole, perché non
posso toccare la fotocamera con le mani bagnate (ma tanto, con la sabbia si
starà già rovinando per bene!). Lei mi segue, sempre con quel sorrisino.
-Senti, bella,
te lo sai chi sono io? Enrico Lo Duca, mai sentito? Ho vinto quattro premi
fotografici, ho pubblicato un libro e ho fatto tre mostre … sempre grazie ai
miei scatti sul mare. E non è nemmeno il mio mestiere, la fotografia! Io studio
pianoforte, nella vita.
-Bravo.
Complimenti. Ma penso ancora che il mare non lo ami davvero. Altrimenti lo
vivresti … non ti limiteresti a fargli il ritrattino.
-Ma senti
questa … ma io …
Sì, la vorrei
insultare. Forse anche peggio! Ma come si permette. E soprattutto … chi è?
-Sono Hai –
dice lei, tendendomi la mano, come se mi avesse letto nel pensiero.
- Hai? Che
razza di nome è? – dico, sospettoso, mentre stringo la sua mano esile nella
mia.
- È cinese: significa “mare”.
-Te lo sei
inventato adesso!
-Giuro!
-Non mi sembri
cinese.
Non lo è
infatti. Ha più i tratti nordici, come se fosse svedese, ma i capelli sono
lunghi e neri e gli occhi azzurri … no, non proprio azzurri. Sono di un blu mai
visto prima.
-Devo essere
cinese per avere un nome cinese?
-Be’ … no.
-La mia
famiglia è particolare. Siamo tutti innamorati del mare. Ho un fratello
maggiore che si chiama Ocean e due sorelle più piccole, le gemelle Onda e
Marea. Con il mare … dentro il mare … ci sentiamo a casa. Sempre.
-E vi capita
spesso di gettarvi in acqua vestiti … restare immersi per minuti senza
respirare?
-No, quello lo
faccio solo io. È come un
richiamo… come se mi lasciassi avvolgere dall’abbraccio di mio padre.
-Io non ho mai
conosciuto una persona come te. Senti … posso farti una foto?
Hai alza gli
occhi al cielo e sbuffa.
-Sempre foto,
foto, selfie … vivete tutto da lontano, mai profondamente.
-Sì, d’accordo,
sono il figlio perduto di quest’epoca moderna senz’anima … posso farti ‘sta
foto, sì o no?
Lei sorride di
nuovo. Bellissima. Annuisce.
Mi chino,
prendo la macchina fotografica, regolo misure, tempi, diaframma, punto il fuoco
su quegli occhi di un blu incredibile. Lei fa le pose … io scatto, scatto,
scatto. Ad un tratto lei inizia a correre verso la strada.
-Aspetta! Ma
che fai?
Ride e corre.
-Ma te ne vai
così?
Giuro, è matta.
Ma è fantastica. Le scatto decine di foto mentre corre.
-Dammi un
contatto! Come te le faccio avere le foto?
-Non farmele
avere! – grida lei, e in un attimo è lontanissima. Veloce come il vento.
Arrivato a
casa, ho scaricato quelle foto velocemente, con una frenesia e un’ansia che non
mi ricordo di aver mai avuto. E poi ……………
E poi, sul
computer, sono comparsi uno dopo l’altro i file immagini. Spiaggia, onde, mare,
schiuma, vento ………..di lei nessuna traccia. C’è perfino la foto della spiaggia
con le impronte delicate di qualcuno che ha corso sulla sabbia. Ma quel
qualcuno, nell’immagine, non c’è.
Ed è lì, con un
brivido, che ho capito cosa significa essere veramente, totalmente innamorato …
del mare.
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